Sinossi
Oggi l’Albania è un cantiere a cielo aperto, e Tirana il simbolo di una nazione aggressiva e vitale, piena di forze fresche da gettare a profusione nel calderone del libero mercato e della new economy – dall’edilizia pubblica e privata al marketing finanziario e telefonico. Tirana infatti non è solo la capitale del paese delle aquile, ma anche quella dei call-center, che macinano lavoro, operatori e vendite in un flusso continuo e martellante, rivolto in gran parte verso l’Italia: questo ovviamente per l’opportunità offerta dalla lingua – orecchiata e imparata dagli albanesi grazie alla loro storica frequentazione dei programmi televisivi italiani. Ed ecco spiegato come lo sviluppo di questo settore strategico del mercato del lavoro albanese, soprattutto giovanile, si leghi strettamente all’Italia, vicino geografico, ex colonizzatore e ora anche bacino inesauribile di utenti di offerte telefoniche. Ma chi sono questi ragazzi albanesi di cui conosciamo solo le voci, tradite da quel loro cantilenato accento? E che pensano dei loro colleghi italiani, con cui da qualche anno convivono nei medesimi call center e a volte condividono il lavoro in cuffia? E poi, soprattutto: qual è il mondo – e l’idea di mondo – che si muove grazie a loro ma soprattutto dietro di loro?