Il MyART è un festival del cinema dedicato al tema delle migrazioni e dei diritti umani. Nel cuore del Mediterraneo (Cosenza, Calabria), creiamo ogni anno uno piccolo spazio per le narrazioni alternative su questi fenomeni globali. Presentiamo produzioni cinematografiche e documentaristiche indipendenti di alta qualità e organizziamo una serie di eventi prima, durante e dopo il festival.
Vogliamo discutere le violazioni dei loro diritti umani fondamentali e fare luce su ogni tipo di discriminazione basata sul genere. Allo stesso tempo, miriamo a raccontare storie di cambiamento, di empowerment e di libertà.
Il Mediterraneo come culla della civiltà è sempre stato un ponte, collegamento tra le persone, piuttosto che causa di separazione tra esse. In questa tradizione, il MyART vuole essere una piattaforma di scambio tra film, registi e pubblico, ONG e attivisti di tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Al film di Ainouz va il Premio Sarah Maldoror, regista e attivista scomparsa quest’anno. Il premio è stato conferito dal Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati SIPROIMI. È stata proprio una delle due figlie della Maldoror, Annuchka De Andrade, in collegamento dalla Francia, ad annunciare al regista brasiliano le motivazioni della giuria. Ainouz Karim, in collegamento da Berlino, si è detto molto felice e onorato di aver ricevuto un premio intitolato a Sarah Maldoror, una regista che ha saputo raccontare con la sua camera la società africana e la sua voglia di riscatto e di affrancamento dalle logiche coloniali che per anni ne hanno bloccato l’indipendenza e lo sviluppo economico. Il film di Ainouz sarà distribuito nelle sale italiane dal 2021 dalla Reading Bloom di Maria Letizia Gatti.
Per la sua capacità di mostrare, con freschezza e speranza, la lotta e la responsabilità politica di una giovane attivista algerina – personaggio femminile, energico e potente investito da una missione di volontà di cambiamento del proprio paese; per la capacità del regista di farci provare una forte empatia nei confronti della protagonista Nardjes e degli altri manifestanti, portandoci senza filtri al loro fianco, nel cuore della protesta; e ancora per la rottura degli stereotipi sulla condizione della donna nei paesi del Nord Africa: al fianco di Nardjes, infatti, troviamo molte altre donne «combattenti», di diverse generazioni: queste le motivazioni con cui la giuria composta da Daniele Gaglianone, Serena Gramizzi e Valerio Cataldi ha inteso assegnare il premio al toccante lavoro di Ainouz.
“Exam” di Sonia K. Hadad (Iran) invece si è aggiudicata il Premio Shady Habash, conferito dalla Fondazione Migrantes, per il miglior cortometraggio. “Per aver raccontato con una tensione crescente, con uno stile di ripresa asciutto ed un sapiente utilizzo del tempo cinematografico la giornata di una adolescente costretta a vivere una vita che non desidera” così la giuria composta dai giovani registi calabresi Alessandro Grande (in concorso al 38° Torino Film Festival con la sua opera prima REGINA), Aldo Iuliano (anch’egli in uscita con il suo primo lungometraggio Space Monkeys) e Mario Vitale (autore de L’Afide e la Formica, suo primo lungometraggio). La giuria ha anche inteso dare una menzione speciale al cortometraggio “I am afraid to forget your face” di Alaa Sameh, Egitto “Per aver saputo sintetizzare in un piccolo film l’impossibilità’ di vivere una storia d’amore, utilizzando un abito che il più delle volte è ritratto al cinema soltanto per parlare di differenze culturali e pregiudizi“. Entrambi i cortometraggi sono distribuiti in Italia dalla Zen Movie di Giulio Mastromauro, vincitore del David di Donatello 2020 per il miglior cortometraggio con il suo “Inverno”.