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Si tratta di documentari e cortometraggi provenienti da Iran, Israele, Corea del Sud, Malesia, Tunisia, Sudan, Italia, Norvegia ed Inghilterra.
Un tassista di professione, emigrato all’età di 9 anni dall’Italia negli Usa, dopo un blitz anti-immigrazione alla frontiera con il Messico è costretto a scegliere: la galera in Arizona, o la deportazione in Italia per dieci anni; Il conflitto interiore di un afro-israeliano alle prese con il carattere violento del padre rifugiato; Un ragazzo di 19 anni nato e cresciuto a Taranto decide di lasciare tutto e di partire come volontario nelle zone più drammatiche del pianeta; Tre donne, vittime di tratta, provano ad uscire dallo stato di schiavitù diventando esse stesse speranza per altre donne; Un uomo condannato a morte ingiustamente e rilasciato dopo 22 anni deve affrontare una nuova sfida: sopravvivere alla libertà; Un giovane ragazzo ritrova la vita dopo la fuga da un campo profughi in Bangladesh, dove la comunità Rohingya è perseguitata dalle forze militari del Myanmar.
Queste e tante altre le storie che raccontano i film in concorso alla quinta edizione del MyArt International Film Festival, il festival del cinema dedicato alle migrazioni ed ai diritti umani che si svolgerà a Cosenza dal 9 al 12 dicembre, presso il Cinema San Nicola.
Dieci i documentari che i giurati del festival saranno chiamati a valutare per l’assegnazione del premio Sarah Maldoror dedicato alla memoria della regista guadalupense, scomparsa nel 2020 a causa della pandemia. Il premio in denaro, di euro 2.500 è garantito dall’Associazione Culturale Multietnica “La Kasbah” onlus, promotrice ed organizzatrice del festival cinematografico.
I documentari ammessi a concorso sono: La visione dei vinti diTommaso Cotronei; Khatemeh di Hadi e Mehdi Zarei; –Tony Driver di Ascanio Petrini; A declaration of love di Marco Speroni; La febbre di Gennaro di Daniele Cini; Man kind man di Iacopo Patierno; Sue di Elisabetta Larosa; Begzor Begzar di Bijan Anquetil; Chancela the new black di Boaz Rosenberg ed Un giorno la notte di Michele Aiello e Michele Cattani.
I film scelti nella categoria cortometraggi, raccontano anch’essi storie di sopraffazione e riscatto, cultura e tradizione di un mondo di cui poco o niente ci viene raccontato. A contendersi il Premio Shadi Habash, conferito dalla Fondazione Migrantes e pari ad euro 1.500, saranno dieci registi di tre diversi continenti, Europa, Asia ed Africa. I titoli selezionati sono: Stupid, naive & lucky di Giulio Tonincelli; Bølgeblikk (waves) di Camilla Roman; Cefalea di Kim Hyejin; Inner Self di Mohammad Hormozi; The cloud is still ther di Mickey Lai; Mousie di David Bartlett; Al-sit di Suzannah Mirghani; Shero diClaudio Casale; Come a Mìcono di Alessandro Porzio; Plague under the olive tree di Youssef Ksentini.
Anche quest’anno, dunque, il MyArt Film Festival vuole accendere una luce su tematiche e storie che propongono una narrazione alternativa dei fenomeni migratori e dei diritti umani.