I film in concorso al MyART 2020
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Documentari e cortometraggi provenienti da Israele, Iran, Francia, Spagna, Egitto, Brasile, Pakistan e Italia.

Il sogno di una ragazza di Zanzibar, combattuta tra il desiderio di farsi una famiglia e quello dell’emancipazione attraverso un livello più alto di istruzione e una carriera; il rammarico di un palestinese collaboratore delle forze di sicurezza israeliane che aiutava gli ebrei a comprare terre dai palestinesi; l’inferno, gli orrori, le sofferenze e le cicatrici indelebili della guerra raccontata attraverso l’obiettivo di quattordici fotoreporter; la rivolta popolare contro la candidatura del presidente Bouteflika, in corsa per un quinto mandato, scoppiata in Algeria nel marzo 2019 e sfociata nella “Rivoluzione del sorriso”; le esistenze di Wail, Mario, Donato e Damas in un quartiere di confine di Torino; le vite di Kebba, James, Edward, Seedia, Lamin e Joseph in una valle dell’entroterra italiano che come tante si sta spopolando; e lo sguardo materno sulla realtà dei bambini Maya.

C’è tutto questo nei film in concorso per la quarta edizione del MyArt Film Festival, che quest’anno si svolgerà in modalità online dal 9 al 12 dicembre. Sette documentari tra i quali la giuria composta da Valerio Cataldi, Daniele Gaglianone e Serena Gramizzi sceglierà il vincitore del premio di 3.000 euro conferito dal Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati (Siproimi) e dedicato alla regista della Guadalupa Sarah Maldoror. Si tratta di “Ndoto Ya Samira (Samira’s dream)” di Nino Tropiano; “Socher Hakarkaot (Around the bed of a dying collaborator)” di Tal Michael T e David Ofek; “In prima linea” di Francesco Del Grosso e Matteo Balsamo; “Nardjes A. – Un giorno nella vita di una manifestante algerina” di Karim Ainouz ; “Aurora” di Giuseppe Bisceglia; “Ghiaccio” di Tomaso Clavarino e “Ninos Maya” di Veronica Succi.

Sul fronte dei cortometraggi in concorso, la cui valutazione finale è affidata a Alessandro Grande, Aldo Iuliano e Mario Vitale – per l’assegnazione del premio di 1.500 euro conferito dalla Fondazione Migrantes e intitolato al videomaker egiziano Shady Habash – ci sono la storia di un’adolescente coinvolta nella consegna di un pacchetto di cocaina in “Exam” di Sonia K. Hadad; il viaggio in autobus di una donna incinta che sta andando dal suo medico e si ribella al patriarcato in “May I have this seat?” di Tabish Habib; i dilemmi morali di un caporale nei campi del Sud in “Sottosuolo” di Antonio Abbate; il freddo nella stagione più dura nella comunità di giostrai greci in “Inverno” di Giulio Mastromauro; Paura e intolleranza nel Paese della Liberté, Égalité, Fraternité in “Deux options” di Gon Caride; i progetti di un donna di mezza età che si rivolge a un’agenzia matrimoniale per ingaggiare un’attraente e ignara ragazza in “The blue bed” di Alireza Kazemipour; gli ostacoli di Christian che vuole mandare il fratello a scuola in “Giusto il tempo per una sigaretta” di Valentina Casadei; il primo difficile amore tra due giovani compagni di classe, in un solo giorno, in “Marina, Marina!” di Sergio Scavio; il sogno di Klaudio di diventare un giocatore di basket in un’Albania pericolosa in “Klod” di Giuseppe Marco Albano; le fatiche di Adam che dopo 82 giorni è pronto a tutto pur di rivedere la sua amata in “I am afraid to forget your face” di Sameh Alaa.

Film in concorso | 2020

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