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“The black sheep” di Antonio Martino premiato come miglior documentario alla prima edizione del MYArt Film Festival, che si è chiuso stasera al cinema San Nicola di Cosenza. Il premio speciale della giuria è andato al documentario “Castro” di Paolo Civati.
“The Dead Sea” di Stuart Gatt è stato invece giudicato il miglior cortometraggio.
“Loza” di Jean-Sebastien Desbordes è stato, infine, il miglio documentario breve della rassegna.
***
Miglior documentario
“The black sheep”
di Antonio Martino
Motivazione:
Per avere saputo raccontare la presa di coscienza di un giovane uomo che non accetta passivamente il credo religioso a senso unico, in una società, quella della Libia di oggi, lacerata da una guerra civile e geopolitica.
Un racconto dove lo sguardo dell ‘autore si fa testimone e coscienza del protagonista, per seguirlo fino alla sofferta scelta di una “nuova terra promessa” dove potrà esprimere liberamente la propria identità.
Concentrandosi sulla libertà di espressione, di religione e dei diritti umani, questo film ci ricorda la forza, la necessità e l’urgenza del fare documentario.
Sinossi:
Libia 2014. Ausman ha combattuto per la rivoluzione, convinto che senza Gheddafi il suo Paese potesse diventare libero e democratico. A tre anni dalla fine della rivoluzione, invece, la Libia è nel caos: il Paese è diviso dalle innumerevoli guerre tribali e la sua scena pubblica è dominata da una visione sempre più estremista della religione. Parlare di libertà di pensiero è diventato pericoloso, parlare di libertà di fede impossibile. Chi non si adegua rischia la vita ogni giorno di più. Ausman è a un bivio: rinnegare quello che pensa, omologandosi al pensiero dominante o continuare a combattere per la sua libertà di fede, di parola e di pensiero, a rischio della propria vita?
Premio speciale della giuria – documentario
“Castro”
di Paolo Civati
Motivazione:
La giuria ha deliberato di attribuire un premio speciale a Castro, perché in un microcosmo complesso e in divenire, il regista racconta con profondità e leggerezza le fatiche di chi aspira ad una vita migliore , conducendo noi spettatori in una vera e propria partitura corale per volti, pensieri e azioni degli abitanti di un palazzo occupato, facendoci partecipi di quell’umanità , di quel mondo.
Menzione speciale – documentario
“Ramadan Cannon of Jerusalem”
di Atta Awisat e Nimrod Shanit
Motivazione:
La firma congiunta di un regista palestinese e di uno israeliano che attraverso l’ ostinazione di un attore popolare palestinese , ci restituisce una necessità: che sia proprio l’arte ad offrire la speranza di una soluzione al lungo conflitto arabo – israeliano.
Miglior cortometraggio
“The Dead Sea”
di Stuart Gatt
Motivazione:
Un cortometraggio che parla di una storia poco raccontata: la detenzione forzata nelle carceri libiche. Una regia che mostra la violenza con eleganza, grazie anche ad attori straordinari. Una storia che restituisce il dramma di una brutale realtà, quella dei migranti del mediterraneo costretti a essere testimoni di un’umanità perduta.
Menzione speciale cortometraggio
“Lost Exile”
di Fisnik Maxhuni
Motivazione:
Un “on the road” dal sapore amaro mostra cosa succede sulle rotte dei migranti che sono ancora poco attenzionate dai media. Una regia curata con tempi da lungometraggio, che si sviluppa in una storia di redenzione fatta di sguardi e silenzi.
Miglior documentario breve
“Loza”
di Jean-Sébastien Desbordes
Motivazione:
Per averci restituito il coraggio e la determinazione di chi quotidianamente combatte muri e pregiudizi sfidando leggi disumane ed ingiuste a rischio della propria libertà. Per aver messo in luce il dramma delle frontiere e restituito, attraverso l’abbraccio ritrovato di una madre con la propria figlia, la bellezza di un’umanità senza confini. Un invito a restare umani. Fagera boum!
Menzione speciale documentario breve
“Maxamba”
di Susanna Barnard e Sofia Borges
Motivazione:
Per averci ricordato che il cinema è anche un argine all’oblio. Per averci confermato che “I luoghi hanno memoria e ricordano tutto”*. E che la memoria dei luoghi è parte integrante dell’identità degli uomini.
*Wim Wenders