È “Strange fish” il miglior documentario del MyArt 2018
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Al film di Giulia Bertoluzzi il premio Sprar della seconda edizione del festival.  Al corto “Krenk”, per la sezione cortometraggio, il premio Migrantes

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“Strange fish” di Giulia Bertoluzzi ha vinto il primo premio per la sezione documentari del MyArt Film Festival, la rassegna del cinema indipendente che si è svolta a Cosenza dal 16 al 18 novembre. Per la sezione cortometraggi, ha invece primeggiato “Krenk”  di Tommaso Santi.

Il documentario prodotto dalla Small Boss, si è aggiudicato il premio messo in palio dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, costituito dalla rete degli enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza che garantiscono interventi di “accoglienza integrata”. Il premio è stato consegnato dalla direttrice dello Servizio centrale Sprar, Daniela Di Capua.

Il documentario vincitore evoca l’assurdità di Zarzis, una città di pescatori tunisina ai confini della Libia devastata dalla guerra, dove la pesca è diventata una fonte di paura. Ogni volta che Salah Mecherek esce in mare, teme di imbattersi in qualcosa di strano. Dopo la rivoluzione tunisina, Chamseddine Bourassine fonda l’Associazione dei pescatori con l’obiettivo di coordinare la risposta alla crescente crisi migratoria, mentre Chamseddine Marzoug finiscea fare il più orribile dei lavori: il becchino in mare.

«La comunità che sceglie di raccontare la coraggiosa autrice, come solo una donna sa fare – è scritto nelle motivazioni della giuria presieduta dalla regista Wilma Labate e composta dal documentarista Gianfranco Pannone e la sceneggiatrice Simona Nobile –  è chiusa in una condizione difficile senza futuro, in una posizione geografica critica. La narrazione, tristissima, è sempre asciutta, ma quella realtà di estrema accoglienza ci lascia senza parole. Un piccolo mondo che non ha perso il rispetto umano malgrado i tanti rischi cui va incontro».

Al miglior cortometraggio,  prodotto dalla Kove Srsl, è andato il premio della Fondazione Migrantes, l’organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi. A consegnarlo: Giuseppe Fabiano della Migrantes di Cosenza.

Il film di Tommaso Santi è piaciuto alla giuria presieduta da dalla regista e producer Lorena Luciano, dal documentarista Antonio Martino e dal direttore della fotografia Corrado Serri perché è riuscito a raccontare temi tanto difficili, come il razzismo e l’integrazione, attraverso la leggerezza della commedia e lo sguardo sognante di un bambino. Il film racconta infatti di un nuovo alunno che sta per arrivare in una classe di una scuola elementare di Prato, in Italia. La maestra chiede a Gianni, un bambino di origine cinese, di aiutare il nuovo compagno ad integrarsi con i compagni. Gianni è orgoglioso dell’incarico, ma sente il peso della responsabilità, tanto da avere gli incubi: immagina che il nuovo compagno sia un alieno, simile a un polpo con un solo occhio.

La giuria della sezione documentari ha dato la menzione speciale al bellissimo documentario “Beautiful things” di Giorgio Ferrero e & Federico Biasin, prodotto dalla Biennale di Venezia e dalla Mybosswas. «È  un film dalla struttura e lo stile impeccabili. Il racconto coinvolge, colpisce lo sguardo e il linguaggio della macchina da presa – recita la motivazione – e i personaggi trasudano umanità e dolore. Si evince un lavoro puntuale, una profondità rara e una capacità narrativa autentica».

Menzione speciale anche al cortometraggio Nighshade di Shady El-Hamus, che racconta il dramma dell’immigrazione e del traffico di esseri umani in Europa con grande maestria fotografica e sonora. La storia è raccontata di nuovo dal punto di vista di un ragazzino, che è costretto ad aiutare il padre a trasportare illegalmente un gruppo di migranti in Olanda, ed è perciò una riflessione sul dramma dei bambini coinvolti nel traffico umano. «La sceneggiatura – ha motivato la giuria – adotta la scelta atipica di avere protagonista un bambino che è parte attiva del traffico illegale, rimanendone, comunque, vittima».

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